Bomber Xeneize nel mirino della Serie A: vi presentiamo Benedetto
Freddezza da killer, attacco della profondità, velocità d’inserimento, garra e forza fisica. Ecco le migliori qualità di Benedetto. Dario – soprannominato el pipa a causa del naso particolarmente pronunciato – vuole adesso prendersi l’Albiceleste ed avere un’occasione nel Vecchio Continente: la Serie A è stata spesso accostata all’argentino classe 90′. Dalla Juventus al Genoa, dal Milan all’Inter, passando per la Lazio. Forse troppo in là con gli anni (“se non ha mai lasciato il Sudamerica finora, tutto questo fenomeno forse non è” – diranno i suoi primi detrattori; “ha raggiunto la sua completa maturazione, è pronto per l’Europa” afferma invece chi lo conosce bene. Andiamo a scoprire la strana quanto fantastica storia del tifoso xeneize, partito dalla doce – la parte più calda del tifo del Boca – arrivato ad indossare la nueve dell’undici azul y oro.
SCHEDA ANAGRAFICA
Cognome Benedetto
Nome Darío Ismael
Data di nascita 17/05/1990
Paese di nascita Argentina
Passaporto Messico
Scadenza contratto 30/06/2021
Altezza 177cm
Peso 80kg
Squadra attuale Boca Juniors
POSIZIONE
CARRIERA
Non è più giovanissimo, ma a 28 anni sembra aver raggiunto la piena maturazione. Lui nato a Berazategui, città a sud-est di Buenos Aires, e cresciuto sugli spalti della Doce, la curva dei tifosi del Boca alla Bombonera. Ha sempre sognato di vestire la maglia degli Xeneizes, come dimostra lo scudo della squadra che si è tatuato sul ventre ai tempi del Club Amèrica, con tanto di scritta “Esto es Boca”. Un amore viscerale per la camiseta azul y oro, diventata un obiettivo da raggiungere. Obiettivo a cui Benedetto decise di rinunciare a 12 anni. Stava giocando la finale di un torneo con la maglia delle giovanili dell’Independiente quando sua madre Alicia perse la vita tra gli spalti, stroncata da un infarto. Lo shock fu troppo forte per Benedetto che decise di accantonare il futbol.
Il calcio rientrò nella sua vita solo 4 anni più tardi, quando Dario si presentò al provino dell’Arsenal de Sarandì. Venne inserito nelle giovanili del club e lasciò la scuola per aiutare il padre Hugo in cantiere: “Fino alle 14 lavoravo come manovale e nel pomeriggio mi allenavo” – ha raccontato. Si mise in luce nelle giovanili e nel 2008 fece il suo esordio in prima squadra proprio nella sconfitta con il Boca. L’Arsenal non lo ritenne ancora pronto e decise di mandarlo a farsi le ossa nelle categorie inferiori: prima col Defensa y Justicia, poi nel Gimnasia Jujuy con cui realizzò 11 gol in 19 partite. Tornò in Primera nel 2012 con l’Arsenal de Sarandì con cui vinse il Clausura e la coppa nazionale. Ma non era ancora il suo momento e Benedetto lasciò l’Argentina per cercare fortuna in Messico. L’esordio con il Tijuana è da predestinato: tripletta nel 3-3 contro l’Atlas. Al fine stagione i gol saranno 21, abbastanza per convincere il Club America a spendere 8 milioni di dollari per acquistarlo a fine 2014. A Città del Messico Benedetto trascorre due stagioni e nell’aprile 2015 timbra tre gol nella finale di ritorno della CONCACAF Champions League contro il Montreal Impact (vinta per 4-2 al Saputo Stadium in Canada) dando un discreto contributo al sesto titolo continentale dei messicani.
Successo bissato poi nella stagione 2015/2016 e festeggiato con un altro gol in finale contro il Tigres: 49 reti e il titolo di miglior marcatore in appena due stagioni e mezzo sono il lasciapassare messicano per il rientro in patria. Al Boca. E il 6 giugno 2016 corona il suo sogno. Ma è il 25 settembre che entra definitivamente e di prepotenza nel cuore dei tifosi della Bombonera: stende il Quilmes con tre gol in 18’ e un assist di tacco per il tap-in di Centurion. Erano sei anni che nessuno segnava una tripletta in quello stadio. L’ultimo a riuscirci, neanche a dirlo, era stato Martin Palermo contro il Colòn. “Avevo proprio bisogno che la palla entrasse. Sognavo questo momento”, raccontò Benedetto. Quella partita segna la sua consacrazione, trasformandolo nell’idolo dei tifosi bosteros. Con la maglia della sua squadra del cuore vanta uno score impressionante: 30 reti in 34 presenze. Nell’agosto 2017 viene convocato per la prima volta nella nazionale argentina dal CT Jorge Sampaoli. Il 5 settembre seguente fa il suo debutto in maglia albiceleste entrando nella partita valida per la qualificazione ai Mondiali Russia 2018 giocata contro il Venezuela.
Curiosità: Il derby tra Boca e River Plate è considerata – dagli argentini e non solo – non una semplice partita di calcio ma LA partita, rivalità antichissima e magica, insomma assistere al Superclasico dovrebbe entrare di diritto tra quelle cose da fare prima di morire. Ma se la rivalità è lievitata a mito è soprattutto per una circostanza particolare: pochi anni dopo la fondazione, quelli del River abbandonarono la Boca e si fecero lo stadio in un altro barrio della capitale, un po’ più elegante. Non gli bastò: ancora qualche anno e si trasferirono a Nuñez, un posto da ricchi, zona residenziale, belle macchine, niente merda. È così che sono diventati, per tutti, “Los Millionarios”: quando lo pronunciano quelli del Boca, non è un complimento. È lo sprezzante insulto che si riserva a quello che è emigrato, ha fatto i soldi, poi è tornato al paese ma il paese gli faceva un po’ schifo e così è andato ad abitare in città. El millionario. Dato che quelli del River contraccambiano chiamando i tifosi del Boca “Bosteros” (la “bosta” è la merda di cavallo), la geografia sentimentale e sociale è molto chiara: da una parte i poveri (fieri, irriducibili e miserandi), dall’altra i ricchi (fighetti, eleganti e vincenti). Quando le cose si mettono con un tale splendido ordine, scatenare la rissa è uno scherzo.
INIZIO STAGIONE
STATISTICHE TECNICHE
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Emanuele Russo Fiorillo